Il "criterio attitudinale" di Senofonte
Antiche selezioni. Cosa si intende per cane da guardia?
Definizione e requisiti.
Il Pastore del Caucaso, secondo l’attuale Standard ufficiale di razza della Fédération Cynologique Internationale, deve essere un “cane da guardia e vigilanza”, “un eccellente cane da guardia” rimarca detto standard relativamente al “Comportamento-Carattere”.
Per molti il mondo del vero Cane da Guardia e Protezione è misterioso, ci si avvicina ad esso ispirati dal bisogno ancestrale di stringere un sodalizio con il più antico amico dell’uomo.
Konrad Lorenz, Premio Nobel per la medicina e la fisiologia, Fondatore della moderna Etologia Scientifica, descrive con queste parole detto sodalizio: “Il semplice fatto che il mio cane mi ami più di quanto io ami lui è una realtà innegabile, che mi colma sempre di una certa vergogna. Il cane è sempre disposto a dare la sua vita per me. Se fossi stato minacciato da un leone o da una tigre, Ali, Bully, Tito, Stasi e tutti gli altri, avrebbero affrontato senza un attimo di esitazione l’impari lotta per proteggere, anche solo per pochi istanti, la mia vita. E io?”

“Colin della Leggenda del Castello di Monte Acuto”

Due miei soggetti, “Vagur” e “Krinciara”, lasciati liberi di giocare intorno al mio allevamento
L’utilizzo del Cane da Guardia si perde nella notte dei tempi, già 2500 anni fa Senofonte suddivideva i cani secondo un criterio attitudinale: cani adatti per la guardia e cani adatti per la caccia.
La guardia non può essere indotta con nessuna forma di addestramento: un soggetto la svolge naturalmente o non sarà mai un eccellente cane da guardia, come sostiene anche Vittorino Meneghetti (noto addestratore professionista da oltre 50 anni e studioso, ha pubblicato diversi libri, ha approfondito la zoo-antropologia e la psicologia canina applicata) nel libro “I Cani da Pastore”: “… dal punto di vista della psicologia canina potremmo dire che, per svolgere solo ed esclusivamente il lavoro di guardiani di armenti, sarebbe meglio se non si sviluppassero nessun tipo di socialità e docilità, mentre tempra e vigilanza dovrebbero essere di ottimo livello. L’aspetto più fenomenale di questi cani è che non hanno bisogno di essere addestrati per compiere il loro dovere…”.
Si pensa che i grandi Cani Pastori Guardiani discendano tutti da un unico ceppo, frutto di una selezione naturale operata dall’ambiente ed iniziata circa 9000 anni fa, nel periodo neolitico. Li troviamo infatti raffigurati nelle pitture murali di alcuni insediamenti neolitici, come il villaggio di Hacilar nella Turchia occidentale ed anche nella famosa città preistorica di Çatal Huyuk a pochi chilometri dall’attuale Ankara. La stessa storia antica dell’uomo è legata alle migrazioni di interi popoli, con i propri Cani Pastori al seguito, attraverso l’Eurasia: inizialmente dalla Mesopotamia verso oriente fino all’attuale Cina, poi al contrario (circa 3000/4000 anni fa) verso il Medio Oriente, l’Asia Centrale e l’Europa. Ogni nazione dichiara le proprie razze autoctone ma i Pastori Guardiani sono Cani in realtà molto simili tra loro perché il loro progenitore comune va ricercato in quelle zone dell’Asia che furono il crocevia delle migrazioni sopra citate. Molte delle caratteristiche che rendono utile ed unico un attuale Cane da Pastore nei compiti di Guardia e Protezione vanno ricercate nelle sue origini e nell’insostituibile selezione che la natura ed i millenni hanno operato. Sempre a servizio dell’uomo proteggendo per millenni il bene più prezioso che lo stesso possedeva: gli animali che allevava. Gli attuali Cani da Pastore, quando autentici, ci offrono un grande patrimonio genetico perché hanno conservato ancora oggi caratteristiche comportamentali e attitudini ancestrali nello svolgere gli antichi mestieri pastorali utili all’uomo.

“Ordas” vigila sul mio allevamento imbiancato da una bella nevicata

Il sottoscritto nel corso di un test caratteriale su un mio soggetto
Un Cane da Guardia senza la furbizia, la scaltrezza ed i mille istinti derivanti da quanto sopra sarebbe inadeguato a garantire una vera Protezione alle odierne ville e Famiglie (che spesso sostituiscono le greggi di un tempo).
Dobbiamo quindi conseguentemente approfondire la conoscenza di detta tipologia di cani iniziando dall’ interrogarci su quale sia la definizione precisa di “cane da guardia” e come lo stesso si collochi nel quadro sociale attuale cercando di considerare tutti gli aspetti, comprese le norme di legge che, tra l’altro, confermano quello che il comune buon senso già suggerisce: il Cane da Guardia dovrebbe anche servire a fare “deterrenza”, in sostanza a distogliere l’intruso dall’intento di violare una proprietà. Sostanzialmente lo stesso principio del cane da pastore che è abile a tenere “alla larga” i predatori grazie all’utilizzo di diverse tecniche dissuasive.
Possiamo dunque dare la seguente definizione tecnica del Cane da Guardia: soggetto che pone attenzione all’approssimarsi di estranei (uomini o animali) dimostrando una Vigilanza Dominante, Sicura e Attenta (abbaia, ringhia e più in generale si dimostra palesemente ostile con chi vuole avvicinarsi troppo); non a caso non parlo di territorio.
Un “eccellente cane da guardia” dovrebbe possedere i seguenti requisiti:
- Alti livelli di Vigilanza (originata da diffidenza più che da timore), una Vigilanza dominante, sicura e attenta;
- Almeno Medi livelli di Coraggio;
- Almeno Buona Mordacità (meglio se Alta);
- Medio Alto livello di Impulsi di Lotta;
- Alto livello di impulsi di Difesa;
- Medio Temperamento;
- Bassi livelli di Docilità;
- Medio-Bassa Socialità;
- Bassa Socievolezza;
- Alto livello di Tempra;
- Buona Resistenza;
- Alto Attaccamento e Fiducia nell’uomo;
- Capacità di Discernimento
Iniziamo quindi ad esaminare la componente caratteriale della Vigilanza, impulso eterofilo strettamente legato agli impulsi che generano la “reazione della Guardia”. Definizione del dott. Bonetti nel libro “Zoognostica del Cane”: “è la capacità di avvertire con tempestività pericoli esterni sia per l’animale che per il suo conduttore. Al concetto di vigilanza è strettamente connesso quello di territorio, cioè lo spazio attorno al cane che questi considera suo”. E’ un impulso che induce il soggetto a porre attenzione, a reagire ad uno stimolo uditivo, visivo od olfattivo. La reazione può essere provocata dall’approssimarsi di una persona estranea o di un animale. Reazione auspicabilmente dovuta più a innata diffidenza che al timore. La diffidenza infatti, e in particolare il considerare l’uomo estraneo un nemico, è la caratteristica fondamentale per un buon Cane da Guardia, forse la più importante di tutte. In assenza infatti tutto il resto serve davvero a poco. Caratteristica questa congenita, naturale ed impossibile da insegnare se si vuole avere un cane serio, solido e affidabile. È necessario precisare a questo proposito che la diffidenza e l’aggressività dimostrate nei confronti di un simile, di un cane estraneo per intenderci, poco hanno a che vedere con la diffidenza e l’aggressività nei confronti dell’uomo. La Vigilanza predispone il cane alla guardia e, come ogni impulso, è presente con gradazioni diverse da soggetto a soggetto. Un elevato grado di Vigilanza può essere sinonimo di attenzione e curiosità ma anche di eccessivo timore. Un soggetto molto sicuro dei propri mezzi di difesa mostrerà infatti un minore livello di Vigilanza e la stessa probabilmente si svilupperà in età più avanzata (magari anche a 3/4 anni) rispetto ad un soggetto meno convinto e sicuro dei propri mezzi di difesa. Andrebbe poi distinto il timore dalla diffidenza. Preferibile quest’ultima per un buon Cane da Guardia unita ad una manifestazione di volontà aggressiva. Aspetto rilevantissimo da considerare è che la vigilanza provoca la reazione della Guardia non della Difesa. Non entro nel merito dei concetti di “tempo d’attenzione” e di “territorio”, pure strettamente legati alla Vigilanza, limitandomi ad evidenziare un altro aspetto: il soggetto più è Coraggioso meno sarà Vigile.
Selezionare quindi cani che dosino in modo equilibrato questi due impulsi è una delle tante difficoltà di chi vuole allevare in modo serio guardando con rigore agli aspetti caratteriali.

“Leshiy” eccellente soggetto anche come doti caratteriali e presente nelle linee del mio allevamento

“Felichita”, una delle fattrici del mio allevamento
Impulsi egofili ed eterofili
Un delicato equilibrio
E’ opportuno allora, a questo punto, introdurre la definizione di Coraggio che, sempre dalla Zoognostica del cane: “è l’affronto di un pericolo conoscendo i rischi che comporta. Non è facile nel cane l’interpretazione di questa componente che è più razionale che istintiva”. Il Coraggio del Cane da Guardia, ma se vogliamo nel Cane in generale, come si può intuire è una dote di enorme importanza che influenza ed anima molti altri impulsi. Il Coraggio è quella dote che spinge il Cane a mettere in secondo piano la propria incolumità, ad affrontare un pericolo conoscendo i rischi che comporta. Tocchiamo pertanto un argomento delicatissimo con implicazioni vaste che vanno dall’istinto di conservazione della specie ai ruoli di branco.
Già alla luce di quanto sopra evidenziato appare evidente quanti errori sia facile commettere nella valutazione di un soggetto se non si è esperti e se non si conoscono i principi del comportamento e come comprenderli osservando il cane. Ancora più complicato selezionare un vero Cane da Guardia e Protezione se consideriamo, come già scritto precedentemente, che il Coraggio (impulso egofilo) è in contrasto con la Vigilanza (impulso eterofilo) che è infatti inversamente proporzionale al livello di Coraggio. La Vigilanza è, in linea di massima, una caratteristica che aumenta con l’aumentare della paura ma in un buon Cane da Guardia il giusto equilibrio tra Coraggio Vigilanza e diffidenza nei confronti degli estranei si tramuta facilmente in atteggiamento ostile ed alta mordacità.
Dobbiamo quindi tirare in ballo la terza caratteristica caratteriale dell’elenco: la Mordacità, che viene definita come la reazione ostile del soggetto nei confronti di situazioni negative.
Le recenti culture “buoniste”, in più di qualche caso animate dalla necessità di creare cani “facili” da vendere e da “piazzare”, esortano ad inibire, a volte anche in modo irreversibile o quasi, gli aspetti più “scomodi” del cane come la Mordacità, impulso egofilo di grande importanza per un Buon Cane da Guardia.

“Bayan e Olga della Leggenda del Castello di Monte Acuto” che ho destinato ad uno dei contesti più belli che esistano per dei Pastori del Caucaso: nei pascoli a lavorare con le pecore

“Selva della Leggenda del Castello di Monte Acuto” splendida e bravissima con le “sue” pecore
I proprietari incompetenti anziché imparare a controllare questo impulso del loro cane ritengono giusto percorrere la strada più semplice che è quella di inibirlo. Controllare e gestire è corretto, inibire invece un impulso egofilo rappresenta un vero e proprio “maltrattamento”. È indubbiamente crudele infatti costringere un Cane da Guardia a comportarsi come un barboncino (con pieno rispetto per questi ultimi). Un Cane da Guardia, un Pastore del Caucaso posto a protezione di una proprietà e di una Famiglia deve avere un livello di Mordacità buono o alto. Se presenta un livello medio o basso deve essere destinato ad altri utilizzi.
E’ opportuno a questo punto precisare che Coraggio e Mordacità possono combinarsi in diversi modi: un soggetto potrebbe mostrarsi Mordace ma non Coraggioso così come non Mordace ma Coraggioso. Coraggioso è ad esempio un cane che addenta un uomo estraneo minaccioso nei suoi confronti ma è altrettanto Coraggioso un cane che scodinzola e rimane indifferente (non teme la minaccia, si sente forte). Ed ancora un soggetto può mostrarsi Mordace ma non Coraggioso (morde per paura) ma anche non Mordace e non Coraggioso.
Analizziamo poi gli impulsi di Lotta e Difesa. Entrambi sono impulsi egofili. L’ impulso di lotta è alimentato dal piacere dell’eccitarsi nello svolgere un’attività. Generalmente si origina dall’ impulso al gioco. È frequente vedere i cuccioli affrontarsi per testare le proprie forze e il conseguente agonismo, che parte appunto dall’impulso al gioco, genera la contesa che sfocia in desiderio di offesa. Più questo impulso è elevato più il cane mostra piacere ed eccitazione nella lotta. È interessante riflettere sul fatto che non sarebbe sufficiente una risposta aggressiva a sostenere una lotta prolungata nel tempo, è necessario sia presente un elevato impulso di lotta. L’impulso di difesa è ingenerato anche dall’impulso di lotta ma motivato da altruismo: si definisce come la capacità di intervenire a favore del compagno umano o di un animale. Conseguentemente quando un cane reagirà maggiormente se minacciato direttamente potremo attribuire come prevalente l’impulso di lotta viceversa se reagirà maggiormente minacciando ad esempio il suo compagno umano potremo attribuire come prevalente l’impulso di difesa. Voglio affermare con chiarezza che devono essere considerati inadeguati a compiti di Guardia e Protezione tutti quei soggetti che, rispetto a detti impulsi, dimostrino assenza di reazioni, apatia e, peggio ancora, apatica sottomissione. È utile e giusto infatti ricordare e precisare che non tutti i soggetti sono adeguati a svolgere seriamente compiti di Guardia e Protezione.
Nel Cane da Guardia devono essere presenti più pulsioni di difesa, meno quelle di lotta.
Credo opportuno a questo punto inserire anche una riflessione sul tema dell’aggressività in generale. Nella pregevole opera Das sogenannte Böse: Zur Naturgeschichte der Aggression (L’aggressività: il cosiddetto male), Konrad Lorenz sostiene che ciò che noi identifichiamo eticamente come “male” sia lo sviluppo degenerato di un impulso aggressivo, presente in tutti gli esseri viventi. L’aggressività è un istinto, un impulso biologicamente adattivo, spontaneo e innato in tutte le specie. Niente Dio, niente cosa in sé. L’aggressività è un impulso biologico, punto. La visione di Lorenz mette anche luce su cosa sia il male negli esseri viventi e da dove esso tragga origine. Il concetto di aggressività innata in Lorenz è uno strumento di organizzazione degli esseri viventi che permette la conservazione della vita. L’istinto aggressivo o combattivo ha la specifica funzione di garantire la sopravvivenza dell’individuo e della specie. L’aggressività permette la convivenza, addirittura, senza di essa non sarebbero possibili neanche vincoli personali come l’amicizia, l’amore e la tolleranza. In Lorenz, dunque, il concetto di aggressività ha un tono totalmente diverso da ciò che si intende comunemente con questa parola: il lupo, ai fini di frenare il conflitto, offre all’avversario – che riconosce come superiore – il lato marcato estremamente vulnerabile del suo collo, instaurando così un rapporto di pace. L’aggressività per Lorenz è un istinto ineliminabile e quindi non può essere soppresso, ma può essere reso meno dannoso attraverso dei processi di ri-direzione, come lui stesso spiega “La ri-direzione dell’attacco è l’espediente più geniale che l’evoluzione abbia inventato per costringere l’aggressività su binari innocui.” L’aggressività non è violenza. In Lorenz questo termine assume un valore positivo. Tema fondamentale è la lotta intra-specifica; così scrive lo stesso autore nella premessa: “il libro tratta dell’aggressività, ossia della pulsione combattiva, nell’animale e nell’uomo, diretta contro appartenenti alla stessa specie”. Lorenz e gli etologi in genere, sono soliti distinguere l’aggressività rivolta a individui di specie diversa (lotta inter-specifica) da quella che si estrinseca nei confronti degli individui della stessa specie (lotta intra-specifica). Di fatto, la prima è essenzialmente diversa dalla seconda. Ciò che spinge un animale a cacciare è differente da ciò che lo spinge al combattimento con un suo simile. La domanda è: perché mai attaccare un individuo della stessa specie? Negli animali, nota Lorenz, ci sono diverse spiegazioni: il territorio, l’accoppiamento, l’istituzione di una gerarchia per la conservazione della specie, l’evoluzione, la selezione naturale. Nell’uomo diventa più problematico.

“Arkci”, uno dei riproduttori del mio allevamento, nipote di “Leshiy”
Per l’etologo austriaco, nel mondo animale non esiste un reale pericolo che una specie si estingua a causa dell’aggressività, anzi, è proprio l’opposto; nell’uomo, invece, questo pericolo è assai presente. Illuminante questo passaggio per chi ha desiderio di approfondire: “Un vincolo personale, un’amicizia individuale si trovano soltanto negli animali con un’aggressività intra-specifica altamente sviluppata, anzi questo vincolo è tanto più saldo quanto più aggressiva è la rispettiva specie animale.”
Riprendendo la disamina delle caratteristiche di un buon Cane da Guardia è importante considerare anche il Temperamento che “è la velocità e l’intensità di reazione conseguente a stimolo o a stimoli graditi ovvero sgraditi di qualsivoglia natura” (piacevoli o spiacevoli). Viene anche definito “Arousal”: stato generale di attivazione e reattività del sistema nervoso, in risposta a stimoli interni (soggettivi) o esterni (ambientali), attribuibile all’influenza della formazione reticolare attivante sul sistema nervoso autonomo e sull’intera corteccia cerebrale. Il Temperamento nel Cane è pertanto molto influenzato dal Tipo Costituzionale indotto dalla costellazione endocrina. Per comprendere quindi la difficoltà nell’opera di selezione basti ricordare come, anche in presenza dello stesso patrimonio genetico, possono presentarsi soggetti con un Tipo Costituzionale diverso. Il Temperamento è un impulso egofilo e maggiore è la prontezza con cui il cane reagisce, migliore è il Temperamento. Esistono classificazioni diverse tra i vari operatori del settore, personalmente ritengo sufficiente distinguere quattro livelli: soggetti di Alto, Buono, Medio e Basso Temperamento. L’occhio attento ed esperto valuterà però questo impulso senza confonderlo con manifestazioni di ansia e nervosismo che nulla hanno a che vedere con il Temperamento che anzi genera capacità di reggere lo stress. È opportuno quindi che le valutazioni sulle caratteristiche dei soggetti vengano effettuate da persone competenti e serie onde evitare grossolani errori dalle spiacevolissime conseguenze. Questa importante componente deve essere considerata nel giusto peso e nel Cane da Guardia deve essere non altissima. Da preferire un medio temperamento.

Un mio soggetto di tanti anni fa insieme ai miei figli allora bambini, sono cresciuti praticamente insieme
La Docilità, che viene talvolta confusa con la generica definizione di bontà, è invece un impulso eterofilo che si definisce come “la facilità spontanea ad accettare o riconoscere nell’uomo un superiore, senza che si debba ricorrere ogni volta ad interventi repressivi sulla volontà del cane stesso che porterebbero solo ad una sottomissione forzata” (Zoognostica del Cane). La Docilità è infatti ben distante dalla sottomissione che corrisponde all’annullamento di ogni determinazione propria da parte del cane. La Docilità è invece un impulso naturale che genera nel cane la spontanea disponibilità ad accettare le volontà e le necessità dell’uomo. La Docilità è il contrario della Ribellione, dispone il cane all’obbedienza rendendone possibile la cooperazione con l’uomo e l’addestramento. La sottomissione è invece prevaricazione, peraltro spesso inutile e addirittura dannosa con un Cane da Guardia e Protezione. Ovviamente anche la Docilità, come tutti gli impulsi precedente esaminati, è presente con gradazioni diverse da soggetto a soggetto. Uno dei più classici metodi usato per verificare concretamente la Docilità è, ad esempio, la rapidità con la quale il cane accetta di interrompere una propria azione con il classico “no” secco. Senza volermi dilungare troppo sottolineo che un soggetto che accettasse rapidamente il “no” dimostrerebbe un alto livello di Docilità mentre un buon Cane da Guardia e Protezione deve mostrare un livello basso di Docilità (nell’esempio fatto dovrebbe essere necessario dover ripetere più di qualche volta il “no”).
Vanno inoltre considerate la Socialità, la Socializzazione e la Socievolezza che non sono sinonimi ma parole con significati diversi tra loro. La Socialità viene definita in diversi modi ma sostanzialmente è la capacità del cane di vedere in colui che “accorcia le distanze” un superiore gerarchico. Alcuni studiosi sostengono che un cane con una buona socialità ritrovi nell’uomo il proprio amico, il proprio partner. Ad ogni modo tutti concordano sul fatto che la Socialità non vada confusa con la Socializzazione che rappresenta invece il periodo nel quale il cane comprende il fatto di essere un animale sociale e di dover vivere in un gruppo sociale. Sembrerebbe che questo periodo, definito “finestra di socializzazione”, si concluda intorno alle prime dodici settimane di vita ma c’è anche chi sostiene essere un periodo più ampio che può arrivare fino alla soglia dei quattro mesi, forse anche cinque o sei. Per Socievolezza si intende infine la capacità del soggetto di relazionarsi con l’estraneo sia appartenente alla stessa specie (cane estraneo al proprio branco) sia con l’umano estraneo alla propria famiglia. Bisogna tener presente pertanto che nella selezione di un buon Cane da Guardia e Protezione si deve mirare a soggetti che presentino una Socialità media (a parere mio anche medio-bassa) ed una bassa Socievolezza. Alti indici di Socialità e di Socievolezza non sono infatti compatibili con un buon Cane da Guardia e Protezione.
Un impulso egofilo che marca la differenza nell’utilizzo reale del Cane da Guardia è la Tempra che viene definita come la capacità e la durata della resistenza a sopportare stimolazioni esterne di qualsivoglia origine ma pur sempre spiacevoli senza che il cane abbia a risentirne a breve termine e sia capace di riportare velocemente il proprio sistema nervoso alla normalità. Gli stimoli esterni possono essere sia di tipo fisico sia di tipo psichico. Nel Pastore del Caucaso la tempra è generalmente dura (con gli ovvi limiti delle generalizzazioni) poiché frutto anche dalla rusticità della razza (almeno in quei soggetti che ancora conservano questa importante caratteristica). E’ comunque una dote molto difficile da valutare poiché non individuabile con una scala di valori assoluta. Ad esempio: un cane con ottimo e corretto sottopelo potrebbe resistere benissimo al freddo ma evidenziare scarsa capacità di resistenza a stimolazioni emotive quali un colpo di pistola, un colpo di bastone o rumori diversi. Ad ogni modo un Pastore del Caucaso che non abbia un alto livello di Tempra non è assolutamente affidabile nei compiti di Guardia e Protezione e deve essere destinato ad altri utilizzi.

“Aster della Leggenda del Castello di Monte Acuto”

“Ham” uno dei miei riproduttori, discendente diretto del grande “Varlay (Vysotsky Valery Borisovich)”
Per analizzare e definire la Resistenza, caratteristica essenziale in tutti i cani da lavoro, possiamo far riferimento agli studi di Raymond e Lorna Coppinger, biologi, allevatori, educatori con mezzo secolo di esperienza con migliaia di Cani. Raymond è stato anche professore emerito di biologia all’Hampshire College. “La resistenza è un risultato della vitalità genetica, ma questa, sommata all’ attitudine al lavoro, rende questi cani degli animali da compagnia insopportabili. … sto semplicemente facendo notare che l’isolamento sessuale e l’imbreeding col tempo producono cani apatici, cioè tranquilli. Le loro personalità assecondano i bisogni dei loro padroni, nonostante i propri genotipi siano nei guai. Esiste un problema ben maggiore nella genetica del cane di casa. … la relazione tra forma comportamento è onnipresente. Di conseguenza, se vogliamo cambiare il comportamento di un cane, renderlo più tranquillo e meno vitale, dovremmo anche cambiare la sua forma. E qui sta il problema dell’allevatore. Il pubblico vuole cani di casa che siano la rappresentazione estetica delle razze dal lavoro, ma non vuole che ne mostrino i comportamenti. È impossibile selezionare un comportamento accettabile per la vita di famiglia mantenendo nel contempo l’ iniziale forma da lavoro: il cane va in pezzi. Avrà malattie e difetti genetici: displasia dell’anca, malformazioni articolari, il cane sarà soggetto a spasmi e disordini della coagulazione e ogni generazione sarà via via più disgraziata. Belyaev selezionò la docilità delle volpi e le volpi andarono in pezzi. Non riuscì a selezionare la docilità mantenendo l’aspetto della volpe. Questo è esattamente ciò che sta accadendo ai nostri cani”. Un Cane da Guardia e Protezione non dotato di una buona Resistenza non può essere impiegato in detti compiti.
Rispetto alle ultime due caratteristiche elencate: Alto Attaccamento e Fiducia nell’uomo e Capacità di Discernimento faccio riferimento alla sezione “Il suo carattere” nella quale entro nel merito delle stesse.
Apprezzare, rispettare e preservare certe caratteristiche non solo è coerente con quanto scritto nello Standard ma è da sempre argomento di studio che affascina studiosi e semplici appassionati. Konrad Lorenz: “Dato che i cuccioli al di sotto di una certa età sono tabù per tutti i membri della loro specie, cioè godono di un’assoluta immunità da morsi e aggressioni, questi bambinetti spesso si prendono una confidenza eccessiva e inopportuna con chiunque, e tormentano animali e uomini per indurli a giocare con loro, proprio come fanno molti bambini viziati che chiamano zio qualunque adulto.
E se queste caratteristiche infantili permangono poi durevolmente nel cane adulto, esso verrà ad avere un carattere assai sgradevole, o meglio dimostrerà una totale mancanza di carattere. Ma l’aspetto peggiore della faccenda consiste nel fatto che tali cani vedono in ogni persona uno zio, e divengono docili proprio come un cagnolino verso chiunque li tratti con una certa severità. … Un cane di questo tipo, cioè un cane di tutti, si può naturalmente smarrire con molta facilità, perché entra subito in confidenza con qualunque estraneo che gli si rivolga in tono amichevole. Ma se il mio cane si lascia rubare, che me lo rubino pure !”.
Evitiamo almeno che i cani appartenenti a certe razze perdano quella natura selvaggia che li caratterizza trasformandoli in quei bambolotti affettuosi con tutti che non vogliono diventare. Preserviamo l’innata dignità di queste razze forgiate da millenni di lavoro serio a fianco dell’uomo.
Credo possa apparire chiaro, anche alla luce di tutto quanto sopra esposto, che non sia sufficiente accoppiare due soggetti qualsiasi per ottenere buoni Cani da Guardia e Protezione, bisogna saperlo fare con competenza, professionalità, esperienza e soprattutto passione. Molti sono infatti gli errori che si possono commettere nella selezione accoppiando soggetti che non hanno nella loro genetica le giuste componenti.
Un buon Cane da Guardia e Protezione deve dimostrare un comportamento fermo, attivo, sicuro di sé, senza paura e indipendente, mostrando al contempo un attaccamento devoto al suo padrone.
Per poter però essere valutato un soggetto deve avere superato almeno i 36 mesi d’età poiché la maturazione del Cane da Guardia e Protezione è lenta.
Solo a detta età potranno infatti essere giudicati il carattere e le qualità naturali del soggetto per verificare quelle attitudini cui la razza è destinata. Valutazioni precoci possono essere indicative ma non esaustive.
In conclusione un buon guardiano deve essere gestito con intelligenza e con la necessaria competenza che dovrebbe portare a comprendere che non è nato per essere inserito in un contesto urbano senza adottare idonee misure di cautela (esistenti e giustamente previste dalle leggi). Qualsiasi cane può essere “piegato” con l’addestramento con il rischio però di creare soggetti frustrati nei propri istinti e conseguentemente potenzialmente pericolosi.

“Balì della Leggenda del Castello di Monte Acuto”